viernes, 16 de febrero de 2007

Somalia promemoria per non finire nel solito dimenticatoio dei paesi persi di vista


Suleiman Hassan Al Haj Mohammad. Nome lungo, composito e quel “Al” poi messo lì in mezzo, quasi per caso, induce ad un naturale sospetto. Non ci vuole Sherlock Holmes per capire che qui c’è puzza di terrorismo islamista. Elementare caro Watson solo i terroristi hanno nomi lunghi e interscambiabili. Solo i terroristi si chiamano Mohammad. Lo sanno tutti. Lo dice sempre quel dritto di Calderoni, no? Suleiman il tuo nome puzza di pericolo, di sermoni dalla montagna, di videocassette sgranate, di appelli alla Jihad, di turbanti alla moda, di kalashnikov addobbati con diamanti De Beers. Suleiman Hassan, dimmi, dove ti sei piazzato nella classifica dei cattivoni? Sei prima dell’occhialuto dottor Al Zawahiri? O hai preso addirittura il posto di Osama in qualche studio hollywoodiano di Peshawar? Sei somalo dici… cioè davvero sei di quel paese disperato e sfigato? Quel paese che per pochi giorni (ricordo: tra santo Natale del capitalismo e Capodanno del rialzo ticket sanitario) ha avuto il piacere di qualche bombetta? [Si, a frammentazione pure tirate a casaccio da AC-130 U.S.A. su dromedari e civili]. Allora sei un barbuto delle corti islamiche che le forze etiopi e i semprepresenti marines hanno debellato in 13 giorni? Sei di quelli con barba e kefia rossa? Vero Suleiman? Ho indovinato?
Cosa dici mai Suleiman… Non dire fesserie. Sei un bambino sostieni. Hai 11 anni dici. Non ci credo. C’è ancora qualcuno che osa avere 11 anni in questo mondo? Che sfrontatezza!

Si compagni, a parte scherzi, Suleiman è un bambino…un bambino somalo che insieme alla madre ha tentato la fuga lontano dalla guerra, nel vicino Yemen. La madre è morta, ora Suleiman vive solo nel campo profughi di Lajeh a 125 Km da Aden. Scappato il 27 Dicembre 2006. Sogna solo di andare a scuola. Sogna la pace.
Ma la pace non c’è in Somalia da 16 anni. Negli ultimi due mesi poi la situazione è diventata schizofrenica. La Somalia è ufficialmente il terzo fronte (dopo Iraq e Afghanistan) contro la fantomatica guerra al terrore di Bush e compagnucci di merenda. Fondamentale il Corno sia da un punto vista strategico sia perché nasconde nelle sue viscere petrolio a fiumi (non è un segreto di stato, in Somalia è cosa nota, chiedete ai geeljir, ai nomadi). Dopo aver debellato in pochi giorni le corti islamiche, Usa e Etiopia hanno rimesso ai loro posti di comando i vecchi sanguinari signori della guerra, con in testa il pachidermico Abdullahi Yusuf e il suo nemico-amico Gedi (più magro, ma non meno spietato). La popolazione all’inizio ha aspettato di vedere dove spirava il vento, poi ha cominciato a manifestare contro questo sedicente governo imposto. Ora Mogadiscio e dintorni risuonano di colpi di ogni genere quasi ogni sera. Da una parte vengono colpiti i simboli delle istituzioni come Villa Somalia (ex residenza del dittatore storico Siad Barre, oggi accaparrata da Yusuf e sgherri), dall’altra gli etiopi rispondono ad ogni attacco con una offensiva ancora più grande. La notte a Mogadiscio è diventata una notte di morte e terrore. Peggio di prima ti dicono i più. Gli etiopi però adesso si stanno ritirando. Meles Zenawi ha incombenze interne da risolvere. Il paese dovrà passare ora sotto il controllo di una forza di “pace” (?) multinazionale composta da Uganda, Ghana, Burundi, Nigeria. 8000 uomini in tutto. Per ora solo gli ugandesi hanno votato al parlamento l’invio di 1500 uomini e come ha promesso il portavoce Paddy Ankuda già dalla prossima settimana dovrebbero essere in territorio somalo. In realtà ci si chiede in nome di chi vanno queste truppe? E a far cosa soprattutto? Infatti manca un mandato e non ci sono precise regole di ingaggio. Così si prepara solo il tappeto ad un casino africano che potrebbe avere proporzioni mostruose. E l’Italia non sarebbe esente da colpe COME AL SOLITO. Quando mai lo siamo? Prodi ha lanciato,all’ottavo vertice dell’unione africana, un appello alla pace e subito si è affrettato a firmare un assegno di 13,5 milioni di euro per finanziare le forze multinazionali in Somalia. A che pro questi soldi buttati dei contribuenti? E non sono i soli soldi che girano in Somalia. Gira di tutto. Euro, dollari, rial sauditi. Una orgia di banconote che renderebbe felice Paperon De Paperoni. Il solo Abdullahi Yusuf, sedicente presidente e pachidermico signore della guerra, ha ricevuto (e siamo solo all’inizio) in cash dagli americani circa 16 milioni di dollari, poi altri 24 milioni di cui 14 destinati alle forze di pace (se così si possono chiamare).
I somali si sono stufati. Vogliono solo la chance di portare a termine una vita in maniera dignitosa. Si vorrebbe far altro a Mogadiscio, magari suonare o fare teatro, ma si è costretti a sparare, sempre, dovunque, comunque. Il 9 Febbraio i somali sono scesi in piazza contro le truppe straniere, la manifestazione non è piaciuta ai vertici del sedicente governo. Ci sono state ripercussioni. Si teme l’inizio di un clima di terrore.
Intanto a Lahej il piccolo Suleiman piange sua mamma Nura e sogna di diventare grande per non piangere più. Siamo sicuri che avere 11 anni sia ancora bello? Ho qualche dubbio.

1 comentario:

Gionni dijo...

è davvero triste..ognuno fa quel che vuole senza rendere conto a nessuno!